Parlando di Guild Living, con Eugene Marchese.

Un progetto virtuoso, nato nel 2019, che risponde al desiderio di guardare all’invecchiamento come a un momento della vita da cui trarre il massimo. Questo è Guild Living, come ci spiega il co-fondatore Eugene Marchese. Alle sue spalle un background notevole: una doppia laurea, numerosi premi internazionali, le origini italo-australiane e – soprattutto – l’interesse verso il tema della demenza senile, che lo ispira alla creazione di Guild Living. Ma andiamo con ordine.

Come mai, dopo l’Inghilterra, avete deciso di aprire i centri Guild Living in Italia?

È un Paese che fa parte di me. Per oltre 30 anni ho trascorso le vacanze estive a Lucca, circondato da parenti e amici che ho osservato invecchiare con il passare del tempo. La stessa sorte è toccata ai miei nonni, emigrati in Australia, che hanno dovuto fare i conti con la demenza senile e le difficoltà a essa legate. Per questo, alla laurea in architettura ho scelto di farne seguire una seconda per approfondire le problematiche legate a questa patologia. In questo modo mi è stato possibile costruire dei progetti che sappiano accogliere chi sta vivendo la terza età, trovando soluzioni innovative per riportarlo all’interno della comunità e restituirgli un’indipendenza sana e attiva.

Cosa rende speciale il modello di vita “Guild Living”?

I nostri progetti sono unici, basati sulla città che li accolgono e sulle abitudini di chi li vivrà – al contempo, però, sono accomunato dalla volontà di creare dei luoghi dove le persone desiderino vivere. Dei punti di riferimento per le famiglie, per i pranzi della domenica con i figli e per i nipotini che rimarranno a dormire nel fine settimana. Parola d’ordine? Flessibilità. Partiamo dai desideri dei nostri clienti per costruire soluzioni abitative di design, di cui innamorarsi e in cui sentirsi nuovamente a casa.

Il secondo punto fermo del nostro progetto è la volontà di restituire ai residenti la loro autonomia, attraverso la condivisione di stimoli culturali, sociali, mondani. Vogliamo che possano vivere – e condividere – nuove esperienze, passioni e rapporti di amicizia, sentendosi sempre al centro.

Qual è il focus principale di questi nuovi centri?

Senza dubbio la piazza centrale, un rimando all’Agorà dell’antica Grecia, punto di riferimento culturale e cittadino. Quello che la rende ancora più unica è l’apertura al mondo – una situazione urbana rinnovata, un ambiente ecosostenibile in cui rimanere connessi con i propri cari. Credo che il segreto di una longevità più sana, attiva e indipendente sia il continuare a sentirsi parte attiva della comunità: per questo i nostri centri sono immersi nella vivacità urbana e nel verde, puntando a sostenere il benessere fisico, emotivo e cognitivo di ogni residente.

E nel futuro?

Sono impaziente di veder realizzati i primi centri italiani perché sono convinto che andranno a fare la differenza anche sul sistema sanitario nazionale, garantendo un’assistenza in loco personalizzata che possa contribuire alla realizzazione di uno stile di vita autonomo e sereno. In parallelo, però, stiamo valutando nuove località, e comunità, in cui inserirci e

avere un impatto positivo. Come? Investendo in hotel o abitazioni ormai dismessi o inutilizzati trasformandoli in soluzioni abitative all’insegna dell’innovazione e dell’inclusione – per tutte le generazioni.